Diciamo no alla violenza contro le donne e cominciamo dalle parole
In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il giorno 25 novembre, la nostra scuola ha voluto sollecitare riflessione e sensibilizzazione. Agli ingressi e lungo le scale di accesso gli allestimenti-simbolo: scarpe rosse di vario tipo per ricordare il sangue versato dalle tante, troppe vittime di violenza e a lato cartelli con i numeri, i nomi e le storie delle donne che nel 2021 sono state uccise per mano di uomini perlopiù nel contesto familiare e affettivo. Tante studentesse e studenti ,insieme a docenti, oggi hanno indossato qualcosa di rosso per ricordare le vittime e dire no ad ogni forma di violenza. Riteniamo fondamentale contrastare e prevenire la violenza attraverso l’ educazione al rispetto e alla parità. Per aprire il confronto su questi temi Carolina e Riccardo di 3B hanno letto e trasmesso a tutte le classi un testo che ha acceso i riflettori su quanto il linguaggio veicoli stereotipi, pregiudizi e discriminazioni che sono la base culturale della violenza psicologica e fisica.
“Stai zitta” ,“vuoi sempre avere ragione” ,“con te non si può parlare” ,“adesso ti spiego”…. Quante volte di fronte ad una discussione qualcuno taglia corto per affermare il suo punto di vista e sottrarsi al confronto. Quante volte questo pensiero è stato rivolto alle donne considerate più emotive, incapaci e irrazionali degli uomini. Questo è solo un esempio di quanto le parole “buttate lì “ tradiscono di fatto pensieri e visioni del mondo. Condividiamo alcune parole che abbiamo ascoltato stamattina e lasciamo che queste sollecitino in noi l’impegno a favore dell’uguaglianza di genere e del superamento di ogni discriminazione.
“La violenza fisica, la differenza di salario, il divario del carico mentale e del lavoro domestico, la discriminazione professionale e mille altri svantaggi sono concretamente misurabili anche quando non sempre misurati. La politica del linguaggio in questo scenario non sembra la cosa più importante da perseguire, ma è invece quella da cui prendono le mosse tutte le altre, perché il modo in cui nominiamo la realtà è anche quella in cui finiamo per abitarla” ( Michela Murgia Stai zitta Einaudi)