a.s. 2021-22 - Giornata della Memoria


27 gennaio 2022

Oggi, come ogni 27 gennaio dal 2001, celebriamo il Giorno della Memoria. Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del "1º Fronte ucraino" arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) scoprendo il vicino campo di concentramento e liberandone i superstiti. Furono trovati circa 7.000 prigionieri ancora in vita. Furono trovate, assieme a decine di migliaia d’indumenti e oggetti vari, otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista.

Auschwitz fu il più grande dei lager nazisti, dove trovarono la morte circa 1,1 milioni di persone, ma secondo il Museo dell'Olocausto di Washington, i morti furono da 15 a 20 milioni, uccisi nelle oltre 42 mila strutture esistenti.

Oggi ricordiamo quei bambini e bambine, uomini e donne di ogni età, ceto sociale, religione, credo politico, assassinati con iniezioni letali, plotoni di esecuzione, camere a gas, per fame e torture e maltrattamenti; uccisi perché disabili fisici e psichici, vagabondi e prostitute, ebrei, comunisti e socialisti, omosessuali, gitani Rom e Sinti, Testimoni di Geova, sacerdoti, prigionieri di guerra dell’Armata Rossa. Ricordiamo che non furono vittime solamente dell’odio razzista, ma spesso dell’indifferenza di chi si voltò dall’altra parte per viltà, per opportunismo o per pigrizia, che ci spingono troppo spesso a guardare altrove davanti a una mano tesa.

Non possiamo non ricordare la terribile corresponsabilità del fascismo italiano:

le leggi razziali furono emanate nel 1938: il 14 luglio con la pubblicazione del "Manifesto del razzismo italiano" poi trasformato in decreto, il 15 novembre dello stesso anno, con firma di Vittorio Emanuele III di Savoia.

Il 25 luglio, il ministro della cultura popolare Dino Alfieri e il segretario del partito fascista Achille Starace avevano ricevuto "un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane che avevano, sotto l'egida del ministero della cultura popolare, redatto il manifesto che gettava le basi del razzismo fascista". Il manifesto era in 10 punti, eccone tre, ne leggo solo il titolo:

  1. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI.
  2. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA.
  3. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO.

Con le leggi razziali, agli ebrei fu proibito di prestare servizio militare, essere proprietari di aziende, di terreni e di fabbricati, di avere domestici "ariani". Gli ebrei furono licenziati dalle amministrazioni militari e civili, dagli enti provinciali, comunali, parastatali, dalle banche, dalle assicurazioni e dall'insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado. Infine, i ragazzi ebrei furono espulsi dalle scuole statali.

Che cosa può significare per un bambino o per un adolescente andare a scuola, come ogni giorno, ed essere rifiutato? Senza alcun motivo plausibile; né per un 2 provvedimento disciplinare, né tanto meno per aver commesso un reato. Semplicemente perché sei quello che sei, ebrea, ebreo. Coloro che passarono indenni per le successive sciagure, descrissero quell’evento come un trauma violento e inesplicabile.

Ciò avveniva nell’Italia fascista di Mussolini che, attraverso un decreto del 5 settembre 1938 conquistò una triste e ignobile supremazia: fu la prima nazione a espellere le «persone di razza ebraica» dalle scuole di ogni ordine e grado, nonché dalle università e dalle accademie. Il decreto valeva per gli studenti come per gli insegnanti. Pur avendo emanato nel 1935 le leggi razziste di Norimberga, la Germania nazista introdusse un’analoga misura solo un paio di mesi dopo l’Italia.

Potremmo dirci che sono passati 77 anni dalla liberazione di Auschwitz, che si tratta di storia, che non ritornerà. Ma ancora oggi, intere curve di stadio inneggiano platealmente a Hitler, usano il termine ebreo o negro come insulto. Le lapidi e le pietre d’inciampo, che ricordano da dove venivano e dove abitavano gli ebrei italiani trucidati, vengono imbrattate o distrutte.

Potremmo dirci che sono passati 75 anni dalla liberazione di Auschwitz, che si tratta di storia, che non ritornerà. Ma non sarebbe saggio. Oggi dobbiamo stare vigili, forse più di ogni altra epoca dalla fine della guerra, perché il razzismo – di cui l’antisemitismo è una sfaccettatura – si è diffuso, assieme al cinismo, all’intolleranza per ogni diversità, e si diffonde. Si diffonderà ancora di più se non vigileremo.

Stefano Colletti

Docente di storia e filosofia